La disinfestazione dei mobili antichi fatta a casa

Di   22 Maggio 2014

Prima di mobiltarlintraprendere un trattamento di disinfestazione antitarlo nei mobili antichi è bene conoscere alcune cose.

I fori che vediamo nel nostro mobile o nel nostro oggetto si possono distinguere in due diverse tipologie fori attivi e fori passivi.

I fori attivi sono quelli dove ancora dimora l’insetto, quelli passivi invece sono fori di non recente creazione e scavati da tarli che ormai hanno abbandonato quel legno concludendo il proprio ciclo vitale in sfarfallamento.  Il ciclo si chiude quanto le nuove farfalle andranno a sfruttare un buco già aperto (passivo), una fessura o delle rugosità di un altro mobile o manufatto per andare a depositare nuove uova e generare altre larve che andranno a nutrirsi nei nostri preziosi legni.

Ovvio che le nostre intenzioni sono quelle di eliminare questi insetti molesti e distruttori per evitare il degrado dei nostri beni, evitare le polveri ed i rifiuti generati dal loro lavoro ed evitare i loro acari che sono altrettanto pericolosi e temibili per la nostra salute (soprattutto per le allergie che possono causarci).

Ma come distinguiamo i canali attivi da quelli passivi?

I canali attivi si riconoscono dai bordi sostanzialmente regolari, sono di un colore più chiaro e, a seconda della posizione dove sono situati, dalla presenza di polvere e rosura di legno (quest’ultima evenienza può non verificarsi se l’orientamento della galleria non permette la fuoriuscita della rosura).

I canali passivi invece si riconoscono dai loro bordi irregolari e dal colore più scuro all’interno (rispetto ai fori attivi).

Mentre per un trattamento antitarlo su un foro attivo potrebbe portare ad un 80% di successi, un eventuale trattamento antitarlo “casereccio” nei canali in disuso non sempre può essere necessario e spesso può risultare inefficace.

I motivi sono diversi:
– in caso che il canale sia in disuso e vuoto non serve avvelenarlo
– nel caso in cui vi siano riposte delle uova è molto difficile che queste vengano contaminate o avvelenate dalle sostanze antitarlo perché molto robuste e poco porose
– nel caso che le uova siano già dischiuse, le larve hanno già preso una nuova via di profondità per andare a cercarsi del pasto nuovo e quindi è altrettanto difficile che si riesca a raggiungerle nel nuovo canale che è stato deviato all’interno più profondo.

In pratica il trattamento che ci prefiggiamo di fare sarebbe comunque parziale e poco mirato e lasceremmo di certo focolai di insetti infestanti che si ripresenterebbero nella nuova stagione riproduttiva.  Tutto ciò a scapito del nostro lavoro, dell’opera di restauro e di rifinitura che andrebbe persa al successivo anno.

Insomma, benché ci possa piacere tanto eseguire lavori di bricolage, non ci interessi il tempo occorrente per il restauro del nostro manufatto, non ci interessi nemmeno di avvelenare il legno che poi dovremmo toccare tutti i giorni, una volta rimesso in uso il nostro mobile non avremamo nemmeno la certezza che la nostra opera sia andata a buon fine e questo potrebbe essere alquanto scocciante e deludente.

Personalmente, oggi che esistono tecnologie vincenti, è un metodo che sconsiglio vivamente a tutti, anche ai più volenterosi!

Parola di esperto.

L Di Giacomo
Restauratore da 30 anni